Il mercato della droga e le rotte del narcotraffico

Il narcotraffico rappresenta la più tipica manifestazione della globalizzazione del crimine, un fenomeno transnazionale che influisce sul mercato mondiale, grazie a una domanda crescente e a un bacino di consumatori che non mostra segnali di ridimensionamento

Gen. D. CC Pierangelo Iannotti

Direttore Centrale per i Servizi Antidroga

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Il mercato della droga

Il mercato degli stupefacenti è diventato sempre più esteso, articolato e complesso, non solo per il proliferare di nuove sostanze psicoattive illecite o per l’apertura di nuovi mercati, ma soprattutto per la varietà di relazioni che legano i gruppi criminali, alla costante ricerca di alleanze salde, strutture logistiche sicure e nuove opportunità per aumentare i guadagni. Un mercato gestito da sodalizi criminali che non pongono limiti geografici alle loro attività e dimostrano di essere in grado di superare qualsiasi difficoltà di comunicazione, trasporto e occultamento della droga. 

L’analisi degli indicatori offerti dalle attività antidroga concluse di recente dalle Forze di polizia confermano la costante presenza, da qualche anno, di due aspetti innovativi. Il primo, il crescente impiego della tecnologia crittografica, vero e proprio ostacolo allo sviluppo delle indagini di contrasto al traffico di stupefacenti. Le comunicazioni con cui vengono perfezionati gli accordi illeciti corrono sui sistemi di criptofonia, rendendone più difficile l’intercettazione. Il secondo, la contiguità in ambito portuale che agevola le movimentazioni di container nei quali è occultato lo stupefacente. Le indagini mostrano che la “contaminazione” dei container è la modalità preferita dalle reti criminali per il trasferimento dai Paesi di produzione, specie di oltreoceano, a quelli di transito, stoccaggio e consumo dello stupefacente, grazie alle vulnerabilità dell’ambiente portuale, caratterizzato da grandi volumi di container movimentati, dei quali solo una ridotta percentuale viene sottoposta a controllo, e dall’aumento dei livelli di automazione delle procedure di movimentazione dei carichi.

In questo scenario, il narcotraffico continua a costituire uno dei principali reati-fine per tutte le organizzazioni criminali coinvolte, comprese quelle italiane. La ‘ndrangheta si conferma uno dei più potenti e pericolosi sodalizi criminali al mondo e sicuramente il più influente nel traffico della cocaina proveniente dal Sud America. 

L’efficace azione di contrasto delle Forze di polizia contro il fenomeno estorsivo ha spinto le principali famiglie di Cosa nostra a recuperare il traffico delle sostanze stupefacenti quale voce fondamentale dei loro bilanci criminali. La camorra ha proseguito la sua attività di importazione di stupefacenti, soprattutto hashish e cocaina, sfruttando per un verso le proprie proiezioni operative in Spagna e nei Paesi del Sud America, in Africa e nella penisola arabica e per l’altro verso la stretta collaborazione con le cosche calabresi. Le organizzazioni criminali pugliesi hanno continuato a rappresentare un multiforme universo criminale, caratterizzato anche dall’assenza di leadership: fattori, questi, che hanno inciso anche sulla conduzione dei traffici da parte dei clan pugliesi, con ruoli talora autonomi e talora “di servizio” nei confronti di gruppi criminali di diversa estrazione territoriale, anche mafiosi.

In Italia, le strutture criminali di matrice etnica continuano a sviluppare una loro autonomia operativa acquisendo capacità logistiche e relazionali idonee a gestire l’intera filiera dell’attività illecita. Le formazioni nigeriane risultano tra le più agguerrite organizzazioni del narcotraffico attive sul territorio italiano e in tutto il continente europeo. I sodalizi albanesi, invece, strutturalmente organizzati in piccoli gruppi con una matrice familiare, hanno conquistato posizioni di tutto rispetto e di crescente insidiosità. E ancora, le organizzazioni criminali balcaniche, specie le compagini serbo-montenegrine, hanno assunto particolare pericolosità avendo accumulato notevoli risorse finanziarie, utili a potenziare la solida organizzazione a struttura paramilitare, e sviluppato qualificate relazioni con i fornitori sudamericani. Le aggregazioni delinquenziali sudamericane, dal marcato profilo gangsteristico e composte da giovani e giovanissimi, fanno registrare accesi contrasti interni per il controllo delle piazze di spaccio nelle più importanti città della Penisola. I sodalizi cinesi proseguono a mostrare una significativa presenza nei settori della logistica, dei trasporti e della vendita al dettaglio di stupefacenti all’interno delle proprie comunità, mentre le organizzazioni nordafricane continuano a essere principalmente attive nel traffico e nello spaccio della cannabis e dei suoi derivati.

Le rotte del narcotraffico

La quasi totalità di cocaina mondiale è prodotta in tre Paesi del Sud America (Colombia, Bolivia e Perù) ed è destinata, principalmente, ai mercati del Nord America e dell’Europa utilizzando per lo più rotte marittime, all’occorrenza integrate da percorsi via terra. Il ricorso alla rotta aerea, con l’occultamento in corpore (i c.d. ovulatori) o fra i bagagli, è meno frequente, potendo trasferire solo modesti quantitativi. Se la destinazione è il Nord America, la cocaina viene trasferita dai porti sudamericani dell’Oceano Pacifico, specie da quello di Guayaquil (Ecuador), direttamente oppure raggiungendo il Messico, anche con il singolare metodo di semisommergibili “artigianali”, per poi proseguire via terra. Se è destinata all’Europa, la cocaina giunge via mare dai porti sudamericani, specie da quelli che si affacciano sull’Atlantico: nei grandi porti nord-europei (Belgio e Olanda) oppure, attraverso lo stretto di Gibilterra, nei porti del Mediterraneo (come Gioia Tauro), proseguendo negli ultimi anni anche per le coste dell’area balcanica e poi via terra verso il Centro-Nord Europa; sulle coste dell’Africa Occidentale per poi ripartire, sempre via mare, verso i porti europei oppure via terra lungo la rotta del Sahel, sino ai porti dell’Africa Settentrionale e da qui nuovamente per gli scali marittimi europei.

L’eroina giunge in Europa dall’Afghanistan prevalentemente attraverso la rotta balcanica, che attraversa l’Iran, la Turchia, la Grecia e arriva nei Paesi balcanici. Altro percorso è la rotta settentrionale o rotta del Nord, che si snoda dall’Afghanistan verso l’Asia centrale e la Federazione Russa. Vi è, poi, la rotta meridionale o rotta del Sud, attraverso la quale le spedizioni dall’Iran o dal Pakistan percorrono l’Asia meridionale, arrivano nell’Africa orientale ed entrano in Europa, generalmente via aerea, lungo gli itinerari turistici in partenza dall’Africa. Infine, la rotta caucasica percorre il Caucaso Meridionale e il Mar Nero, per ricollegarsi con la rotta balcanica e la rotta del Nord. La rotta del Sud è anche l’itinerario per l’approvvigionamento dei mercati del Nord America e dell’Oceania.

La coltivazione di marijuana è largamente diffusa in quasi tutto il mondo, ma i Paesi che la producono per esportarla su larga scala si trovano principalmente, per le Americhe, in Messico e in Paraguay; per l’Europa, in Albania, nella regione balcanica occidentale e nei Paesi Bassi; per l’Africa, in Sudafrica, Nigeria e Ghana. In Italia, il clima favorisce piccole piantagioni di produzione, soprattutto nelle regioni del Sud. Tuttavia, iniziano a diffondersi anche le coltivazioni indoor all’interno di capannoni industriali, spesso abbandonati e attrezzati con luce artificiale, ventilazione e irrigazione che, indipendentemente dal clima, consentono la coltivazione un po’ ovunque.

In base ai luoghi di produzione, le principali rotte mondiali della marijuana sono cinque. La rotta latino-americana, attraverso cui lo stupefacente viene inviato nel Nord America, principalmente dal Messico, e nel Sud America, prevalentemente dal Paraguay. La rotta adriatica, che parte dall’Albania e arriva via mare sulle coste orientali italiane per rifornire anche il mercato europeo. La rotta balcanica, con partenza dall’Albania e ingresso in Europa risalendo verso i Balcani o deviando verso il Friuli Venezia Giulia. La rotta olandese, luogo privilegiato della produzione indoor e di esportazione sul mercato europeo.
La rotta africana, che arriva in Europa partendo dalle aree del Sudafrica, Swaziland, Kenya, Nigeria, Ghana e salendo verso il Mediterraneo, oppure circumnavigando le coste occidentali africane sino a raggiungere il Mediterraneo, per poi risalire attraverso la Spagna.

I principali Paesi produttori di hashish sono nel Nord Africa, soprattutto il Marocco, e in Asia, in particolare l’Afghanistan, il Pakistan, il Libano, l’India e il Nepal. L’hashish trafficato in Europa proviene prevalentemente dal Marocco, giungendo sia via terra dalla Spagna, dove viene stoccato prima dello smistamento, sia via mare attraverso lo stretto di Gibilterra. L’hashish proveniente dall’Asia, invece, è instradato sulle rotte terrestri che portano in Europa.

Le droghe sintetiche

Le droghe sintetiche ricomprendono gruppi molto ampi di molecole: amfetaminici, cannabinoidi, catinoni, oppioidi e molti altri, in grado di provocare effetti stimolanti, depressori e allucinogeni sul sistema nervoso centrale. Alcuni di questi prodotti hanno un limitato uso terapeutico, sotto controllo della comunità scientifica internazionale, ma la gran parte della loro produzione, illegale e clandestina, è destinata a uso come sostanza stupefacente. Tra le droghe sintetiche più diffuse compaiono gli stimolanti di tipo amfetaminico (ATS), in particolare amfetamine, metamfetamine e MDMA, i catinoni sintetici, i cannabinoidi sintetici, gli oppioidi sintetici, le benzodiazepine, gli allucinogeni e le chem sex o “droghe dello stupro”, tra cui il GHB e il suo precursore GBL, nonché la ketamina.

Le molecole che costituiscono le droghe sintetiche sono ottenute da processi chimici di laboratorio che richiedono la combinazione di sostanze chimiche di base e “precursori”, il cui commercio e impiego è consentito per scopi industriali previa autorizzazione e controllo. 

Essendo prodotti di sintesi chimica, le droghe sintetiche non hanno bisogno di specifici luoghi di produzione, in quanto i laboratori clandestini sono impiantabili ovunque, in genere senza necessità di grosse attrezzature. Pertanto, non vi sono Paesi che detengono l’esclusività nella produzione delle differenti droghe sintetiche, sebbene vi siano aree del pianeta privilegiate per la produzione e commercializzazione di precursori necessari a sintetizzare queste droghe, nonché zone dove più frequentemente si trovano laboratori clandestini.

Avendo dimensioni di ingombro ridotte, le droghe sintetiche trafficate vengono prevalentemente occultate nelle spedizioni di pacchi a mezzo corrieri privati o in automezzi appositamente predisposti. E per quanto riguarda le modalità di approvvigionamento, l’utilizzo del web è diventato il canale principale per la vendita fino ai singoli consumatori, che ricevono i pacchi direttamente a domicilio. 

A differenza di altre droghe sintetiche – come gli oppioidi sintetici il cui traffico e consumo appare concentrato a livello regionale (es., il Fentanyl in Nord America e il Tramadolo in Africa settentrionale e occidentale e in alcune parti dell’Asia centrale) – il gruppo di stimolanti di tipo amfetaminico rappresenta il secondo mercato di consumo a livello mondiale dopo la cannabis.

SOSTANZE STUPEFACENTI
RISULTATI DELL’ATTIVITÀ DI CONTRASTO

Il ruolo della DCSA e i risultati dell’attività di contrasto

La Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, istituita con la L. 15/1/1991, n.16 e configurata come organismo di polizia interforze, è strutturata su un apparato centrale e 20 Uffici presso altrettanti Paesi esteri e provvede, in sintesi, al coordinamento, nazionale e internazionale, delle attività condotte dalle Forze di polizia italiane per la prevenzione e la repressione del traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope, anche sviluppando la necessaria cooperazione internazionale con i corrispondenti servizi e agenzie esteri. 

Nel 2023, l’attività delle Forze di polizia nel contrasto agli illeciti penali in materia di sostanze stupefacenti si è tradotta, in sintesi, nella conduzione di 20.489 operazioni e nella segnalazione, a vario titolo, all’Autorità Giudiziaria (A.G.) di 27.674 persone, pari a un incremento, rispettivamente, del 5,97% e del 2,84% rispetto al 2022. Le donne deferite sono state 2.115 (7,64%), pari a -2,44% (2.168) rispetto al 2022. Sul totale delle persone segnalate all’A.G. il 35,26% sono stranieri (9.758, di cui 6.203 ovvero il 63,56% tratto in arresto), di sesso maschile per il 96,42%. Le donne sono in calo del 10,74% rispetto al 2022.  

Le fattispecie di reato più ricorrenti sono state quelle previste dall’art.73 del d.P.R. 309/1990 Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, mentre quelle previste dal successivo art. 74 Associazione finalizzata al traffico illecito hanno riguardato solo il 10,48% (pari a 2.900, di cui 458 stranieri) delle persone deferite complessivamente.

Con riferimento al tipo di sostanza, il valore più alto di persone segnalate all’A.G. è riferibile alla cocaina (13.357), seguita dall’hashish (7.163), marijuana (2.662) ed eroina (1.924).

Esaminando le fasce d’età, il 29,68% delle persone segnalate ha un’età uguale o maggiore a 40 anni, il 17,74% è tra i 20 e i 24 anni, mentre il 16,48% tra i 25 e i 29. I minori segnalati (per il 99,60% per traffico/spaccio) sono stati 1.246, con un incremento del 10,27% rispetto all’anno precedente e pari al 4,5% del totale. Di questi il 75,44% (940) sono italiani e i restanti 306 minori sono di nazionalità straniera. Rispetto al 2022, il numero di minori stranieri è cresciuto maggiormente (+20,47%) rispetto a quello dei minori italiani (+7,31%).

In crescita nel 2023 (+16,61%) anche i quantitativi di sostanze stupefacenti sequestrate, da 76.112 kg nel 2022 a 88.753 kg, in particolare di hashish, marijuana e droghe sintetiche. In decremento quelli di cocaina (-24,59%), eroina (-52,67%) e piante di cannabis (-25,14%).

Questo contributo è tratto dal volume tematico

Il narcotraffico svelato. Reti criminali, sostanze e conseguenze

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